Tra le antiche tradizioni popolari che si svolgevano fra i pellegrini della Santa Casa di Loreto, il “tatuaggio sacro” rappresenta un patrimonio culturale unico. Questa ricerca sociologica indaga i modi del recupero di questa pratica da parte del tatuatore Jonatal Carducci e le motivazioni che spingono oggi a farsi imprimere sulla pelle i simboli lauretani, riscoprendo un’usanza secolare. Attraverso la triangolazione di metodi e materiali, l’autrice ricostruisce l’origine devozionale di questa pratica e il suo significato contemporaneo. L’analisi delle fonti storiche, l’esplorazione delle comunità di tatuatori online/offline e le interviste qualitative rivelano che il tatuaggio lauretano è una forma di mediazione culturale fra passato e presente, ma anche un modo di riappropriazione della religione locale e della memoria collettiva religiosa a partire dalle scelte individuali e dal bisogno di spiritualità che nella materialità religiosa hanno preso forma. Il tatuaggio viene così interpretato fra le diverse forme di individualismo espressivo che rilevano di autenticità, di estetizzazione, di “artificazione” delle pratiche corporee, ma soprattutto del bisogno di costruire l’identità individuale sulla propria pelle. I tatuaggi religiosi aprono allora lo sguardo sulla trasmissione delle identità credenti e sulla patrimonializzazione delle religioni nella società contemporanea, attraverso un contributo al dibattito sociologico sul ruolo del corpo e dei suoi segni indelebili.